Benvenutə a un nuovo appuntamento con Rassegnati. Per chi si fosse persə le puntate precedenti c'è una novità. Finalmente, dopo tanta progettazione e riflessioni, la rubrica che accompagna i miei sabati da più di due anni ha cambiato forma ed è diventata una newsletter!
Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia. Oggi parliamo dello stop dato dal governo alle registrazioni delle famiglie omogenitoriali.
Ma non solo! Breve reminder visto che siamo ai primi numeri della newsletter. Ogni sabato troverai:
il riepilogo di una notizia che ha scaldato la stampa e i social e un’analisi di com’è stata raccontata (con annesso video YouTube);
una listona delle cose che ho scritto e/o pubblicato durante la settimana;
gli eventi pubblici in cui possiamo incontrarci.
Questa non è solo una newsletter, ma un modo per contribuire alla costruzione di una comunità di persone capaci di leggere il mondo attorno a sé. Se ti piace Rassegnati, se la trovi utile, se credi che possa essere interessante, condividila con chi hai attorno. Aiutami a crescere!
Governo VS famiglie arcobaleno
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Un duro colpo per la comunità LGBTQ+ italiana, soprattutto perché riguarda la città di Milano, tra le poche a riconoscere le famiglie arcobaleno. Cos’è successo allora? La decisione viene dall’alto: in seguito a una richiesta del ministero dell’Interno tramite il prefetto Renato Saccone. Non vengono naturalmente modificati i certificati già redatti.
Le coppie di persone dello stesso genere per diventare genitori si devono spostare all’estero. In Italia, infatti, due donne non possono accedere alla fecondazione eterologa (permessa solo per le coppie donna + uomo). Due uomini non hanno la possibilità di ricorrere alla gestazione per altri. Di conseguenza sono moltissime le coppie omogenitoriali che hanno figli e figlie all’estero e poi fanno trascrivere i certificati in Italia.
Tale trascrizione, però, non è regolamentata, quindi finora è stata gestita in modo autonomo dalle amministrazioni locali. Milano era appunto tra le poche città a redigere con frequenza questi certificati.
Dopo che la Corte di Cassazione - a dicembre - aveva emesso una sentenza secondo cui la trascrivibilità di tali atti non era automatica, il ministero ha comunicato a tutti i sindaci e le sindache il divieto di registrare il genitore non biologico. L’unico caso al momento escluso da tale manovra riguarda la prole di due donne che hanno partorito all’estero per via di un vuoto normativo.
Come ne ha parlato la stampa italiana?
Partiamo da Gay.it, che intitola il suo articolo “Il Governo chiede a Beppe Sala stop alla registrazione delle famiglie arcobaleno”. Il titolo originale, in realtà, condiviso sui social dalla piattaforma era “Beppe Sala pronto a stoppare le registrazioni delle Famiglie Arcobaleno”. Le differenze tra i due sono sottili ma significative. Il secondo, infatti, fa ricadere la responsabilità della manovra sul sindaco di Milano e non sul governo.
Il corpo dell'articolo, invece, ripercorre con precisione l'iter con cui si è giunti a questa svolta. La chiusa riporta l'attenzione sulla responsabilità dell'amministrazione comunale e della presa di posizione davanti a questa direttiva discriminatoria giunta dall'alto: "Così vuole il Governo Meloni. È una scelta politica. Cosa farà ora il Sindaco di Milano Beppe Sala?". Nonostante la domanda retorica, bisogna riconoscere i limiti dell'iniziativa comunale davanti alla direttiva nazionale.
La Stampa pone in luce fin dal titolo la matrice governativa dello stop alla registrazione di figlie e figli di coppie omogenitoriali: “Milano, il ministero obbliga il Comune a non registrare più i figli di coppie dello stesso sesso. Sala incontra le famiglie arcobaleno: 'Sarà la mia battaglia'“. Il sottotitolo riporta le dichiarazioni di due schieramenti politici che, su questo argomento, sono agli antipodi: “Per Fratelli d’Italia «vince il diritto». Zan (Pd): «Pressioni inqualificabili del Viminale, governo contro i diritti»”. Per FdI si è espresso il consigliere comunale Matteo Forte.
Anche nel corpo dell’articolo si alternano opinioni di parti politiche diverse. Si legge che il sindaco Sala ha contattato le famiglie arcobaleno della città per spiegare la situazione e indicare la loro tutela come una “sua battaglia politica”. Fratelli d’Italia, come già si legge nel sottotitolo, risponde con euforia alla manovra. Zan richiama lo scarto rispetto alle direttiva dell’Unione Europea. Infine Alessia Crocini, presidente dell’associazione Famiglie Arcobaleno, ha dichiarato: “Siamo consapevoli di quanto questo governo si stia adoperando per togliere ogni minimo diritto di cittadinanza alle famiglie omogenitoriali in Italia […]. I bambini e le bambine con due mamme e due papà esistono già in Italia, i ministri Piantedosi e la premier Meloni se ne facciano una ragione”.
Il Sole 24 Ore pone in relazione la scelta del governo con le direttive europee: “Coppie di figli gay, centrodestra boccia regolamento Ue. Cosa dice la legge”. Il focus dell’articolo, infatti, è di tipo normativo e stabilisce fin da subito che “a prescindere dalle posizioni politiche e da una realtà arcobaleno in crescendo, si tratta di una pratica che la legge non consente e l’amministrazione deve uniformarvisi”.
La legge a cui i partiti di destra si sono appellati (la legge n. 40/04) “prevede che alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma) possano accedere solo coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile. Il divieto di accesso alla Pma da parte di coppie omosessuali è, quindi, inequivocabile”.
La soluzione prevista ora per le coppie omogenitoriali è optare per l’adozione in casi particolari secondo l'articolo 44, comma 1, lettera d) della legge 184/1983. Questa soluzione, però, allunga chiaramente il percorso (già dispendioso) che le famiglie arcobaleno devono affrontare. Il tutto va di pari passo con il blocco da parte della commissione Politiche europee del Senato della proposta dell’UE di redigere un certificato europeo di filiazione.
La conclusione dell’articolo fa un paragone con l’estero, che parla da solo. “Praticamente in tutta l'Europa, salvo alcuni Paesi come l'Italia, la Polonia, l'Ungheria, i figli di coppie omogenitoriali sono riconosciuti fin dalla nascita, senza dover affrontare lunghe battaglie per ottenere la trascrizione di certificati esteri o la stepchild adoption cioè l'adozione del figlio del partner”.
Infine Dire concentra l’attenzione, fin dal titolo, sulla posizione di Famiglie Arcobaleno e in generale di tutti quei nuclei relazionali colpiti dalla misura governativa. “Le Famiglie Arcobaleno chiamano alla disobbedienza civile: ‘E Meloni ci incontri’”.
L’apertura viene lasciata alle dichiarazioni della già citata Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno, la quale ricorda che “in Italia ci sono 150mila famiglie omogenitoriali, ma queste sono solo delle stime perché non c’è la possibilità di riconoscimento, e quindi non è possibile tracciarle”. Non si tratta quindi di pochi casi isolati (che andrebbero comunque tutelati dallo Stato), ma di un numero esteso e in crescita di realtà famigliari.
Il corpo centrale del testo si concentra invece sul presidio organizzato per oggi - 18 marzo - a Milano. Un momento di riflessione condivisa e mobilitazione a sostegno delle famiglie omogenitoriali che richiedono la possibilità di essere riconosciute come tali. E di conseguenza di dare sicurezza e stabilità alle proprie figlie e figli.
Crocini si rivela onesta ma speranzosa: “È vero che non c’è una legge nazionale, e non ci aspettiamo che questa maggioranza sanerà il vuoto normativo, ma ci auguriamo che ci sia un grande movimento di disobbedienza civile anche da parte dei sindaci”.
La porzione finale dell’articolo è dedicata all’intervista a Lucia Caponera, presidente dell’associazione Differenza Lesbica Roma.
Listona
Cosa ho fatto questa settimana?
Ho partecipato a Filosofarti con la teologa Alice Bianchi per parlare di femminismo, fede cristiana e società. L’evento è stato registrato e lo si può rivedere su YouTube.
Ho dato un consiglio d’ascolto che non c’era certo bisogno venisse da me, ma ci tenevo troppo: FAQ the Poly, il podcast su poliamore e non monogamie.
In vista della Giornata mondiale della poesia (21 marzo) e sulla scia della splendida iniziativa di Alterales per l’8 marzo, ho fatto un collage di poesie scritte da persone femministe e/o queer da appendere nei luoghi in cui vi muovete, lavorate, volete diffondere la poesia. Trovate il file da scaricare e stampare qui. Ѐ facile: il 21 marzo piegate lungo il tratteggio, tagliate lungo le linee e appendete. Chi passa può prendere una poesia per sé o per regalarla. Portiamo la poesia fuori dai libri polverosi e più vicino alle nostre esperienze!
Ci vediamo in giro!
Dimmi dove e quando.
Grazie alla collaborazione con la libreria Antigone, come comitato del LGBT+ History Month abbiamo organizzato l’evento lancio della seconda edizione. Si terrà giovedì 30 marzo (18.30) presso la Casa dei Diritti di Milano. La partecipazione è gratuita, basta registrarsi.
Insieme a Linda Garneri, educatrice professionista, modererò Ri-generiamoci, un ciclo di laboratori per riconoscere gli stereotipi e le discriminazioni di genere. Quattro incontri che si appoggiano alla modalità del cerchio e del confronto orizzontale. Il tutto a Passirano (BS) nello studio della psicologa Letizia Passarella. Per info e iscrizioni, trovate tutti i riferimenti nella locandina.
Per oggi è tutto!
Grazie per essere arrivatə fino a qui. Ci risentiamo la settimana prossima 🔥