Benvenutə a un nuovo appuntamento con Rassegnati. Dopo tanta progettazione e riflessioni, la rubrica che accompagna i miei sabati da più di due anni è ormai una newsletter!
Rassegnati è la rubrica settimanale che seleziona un fatto degli ultimi giorni per mostrare com’è stato riportato dalla stampa italiana. Tra strategie comunicative ed errori, viene svelato il filtro che copre ogni notizia.
La newsletter di oggi - molto amara - arriva dopo aver messo in ordine le idee. Si parla di violenza di genere. Ecco i miei two cents sulla morte di Giulia Cecchettin.
Ma non solo! Breve reminder di cosa troverete ogni fine settimana:
il riepilogo di una notizia che ha scaldato la stampa e i social e un’analisi di com’è stata raccontata;
una listona delle cose che ho scritto e/o pubblicato durante la settimana;
gli eventi pubblici in cui possiamo incontrarci.
Questa non è solo una newsletter, ma un modo per contribuire alla costruzione di una comunità di persone capaci di leggere il mondo attorno a sé. Se ti piace Rassegnati, se la trovi utile, se credi che possa essere interessante, condividila con chi hai attorno. Aiutami a crescere!
Giulia Cecchettin potevo essere io
Questa mattina è arrivata la notizia del ritrovamento di Giulia Cecchettin. 22 anni, senza vita, nella zona del lago di Barcis, vicino a Pordenone. Una notizia che è stata accolta dalla militanza femminista con uno straziante “Lo sapevamo”.
Non solo consapevolezza, ma rabbia e delusione verso un avvenimento che segue sempre lo stesso pattern. È come vedere un treno in corsa, sapere esattamente dove sta andando e sentirsi inermi, impossibilitate a fermarlo. Non perché il fenomeno della violenza di genere sia inarrestabile, ma perché è tanto pervasivo e sistemico che davanti agli eventi estremi sembra di essere don Chisciotte contro i mulini a vento.
Eppure - come ha detto una persona a me molto cara - non c'è nessun mulino a vento. La cultura dello stupro è ben più vicina a noi delle pale che Alonso a cavallo cerca di colpire. È capillare e pervasiva, ma è visibile se impariamo a riconoscerla, se indossiamo le lenti adatte per notarla. Costruiamole allora, quelle lenti. Costruiamocele a vicenda, insieme, tramandiamole, indossiamole e continuiamo a smantellare, pezzo dopo pezzo, il meccanismo che ha portato alla morte di Giulia Cecchettin e delle altre 103 vittime di femminicidio nel 2023.
Facciamo in modo che abbia un senso vivo e vibrante uno dei cori che negli anni ‘90 si levavano dai cortei contro la violenza di genere in Messico.
Se domani tocca a me, se domani non torno, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l'ultima
L’anno scorso, in occasione del 25 novembre, ho fatto uno speech sulla cultura dello stupro insieme all’attrice Clara Bonomi a Lo Spazio. Ho messo nero su bianco, voce su silenzio, le parole che in tante - in un modo o nell’altro - abbiamo pensato anche questa mattina leggendo la notizia.
E io potrei essere la prossima. Non lo dico a caso né con leggerezza né perché è un ottimo modo per catturare la vostra attenzione. Lo penso ogni volta che leggo di una nuova uccisione basata sul genere della vittima, di un nuovo stupro, una molestia raccontata tra il sussurrato e il tono di chi, ormai, è abituata. Lo dice la statistica: io potrei essere la prossima.
E sono una donna assolutamente ordinaria: eppure questo non mi ha protetta. Faccio un lavoro ordinario, che non mi espone particolarmente al rischio. Sono una giornalista e un’insegnante, eppure ho subito molestie in entrambi i contesti in cui lavoro. Vivo anche in provincia, in una zona non isolata, residenziale, non particolarmente pericolosa. Eppure sono stata molestata più volte all’interno del luogo in cui abito.
Ho un corpo che secondo i canoni estetici vigenti non è né troppo bello né troppo brutto. Eppure… Vivo, ora, in una relazione non abusante. Eppure mi accorgo come cambia lo sguardo altrui quando mi sposto negli spazi pubblici non accompagnata da un uomo
Chi ha un corpo come il mio convive con la cultura dello stupro tutti i giorni. Una certezza che arriva nella tarda infanzia e non ci lascia più. Come una cappa pesante che però non possiamo togliere, uno zainetto invisibile pieno di pietre che pesa e pesa. E col passare del tempo aumenta di intensità e di gravezza ma non lo possiamo levare dalle nostre spalle. Sempre più spesso si parla di marginalized stress. Si parla anche di minority stress ma le persone con un corpo considerato femminile, le persone socializzate come donne, sono l'unica comunità marginalizzata che non è una minoranza. Siamo metà della popolazione mondiale eppure siamo trattate come una minoranza. E questo stress ci accompagna in ogni cosa che facciamo.
Oltre a essere una giornalista, sono un’insegnante. Di conseguenza ogni volta che avvenimenti macroscopici come questo avvengono mi interrogo su come parlare in classe di cultura dello stupro. Con il collettivo di insegnanti Assenze ingiustificate, dopo lo stupro di Palermo, ho raccolto del materiale utile da usare in classe. Passano i mesi, cambiano i nomi delle vittime, ma l’urgenza di affrontare la questione a scuola resta. E così anche la validità delle risorse che abbiamo raccolto. Le puoi consultare qui.
A proposito di violenza di genere, vi consiglio di dare un’occhiata al collettivo Espulse, nato da Stefania Prandi, Irene Doda, Alessia Bisini, Francesca Candioli e Roberta Cavaglià (l’autrice di
con cui ho scritto la newsletter del 5 agosto) per denunciare le molestie sessuali e gli abusi di potere nel mondo del giornalismo italiano.Listona
Cosa ho fatto questa settimana?
Ho guardato, amato e recensito gli episodi disponibili di Fellow Travelers, la nuova serie di Matt Bomer e Jonathan Bailey. Un thriller storico e una storia d’amore queer che si snoda negli USA dagli anni ‘50 agli anni ‘80 (cioè dal maccartismo e dalla caccia “ai rossi e ai deviati” alla diffusione dell’HIV).
Ci vediamo in giro!
Dimmi dove e quando.
Paola Lazzarini mi ha coinvolta nella terza edizione di Lasciare il sentiero, liberare la via, il ciclo di dirette sulla ricerca spirituale delle donne. Ci troverete in dialogo lunedì 20 novembre alle 18.30 su Instagram.
Il 24 novembre a Passirano (BS), nella Sala d’attesa, io e l’attrice Clara Bonomi parleremo di violenza di genere ispirandoci a Stai zitta di Michela Murgia.
Infine domenica 26 novembre parteciperò al ritiro del Progetto Adulti Cristiani LGBT, per un confronto con María Luisa Berzosa e padre Pino Piva sulla pastorale LGBTQ+ e il Sinodo.
Per oggi è tutto!
Grazie per essere arrivatə fino a qui. Ci risentiamo la settimana prossima 🔥