Dopo aver visto da vicino l’esperienza delle preti statunitensi e aver messo in luce la questione di genere nella Chiesa, anche attraverso l’edizione speciale sullo sciopero delle donne cattoliche, è il momento di cambiare Paese. Addirittura continente! Ci spostiamo in Sudafrica per osservare un contesto caratterizzato dalla presenza di tante denominazioni cristiane e per parlare di laicato e giustizia sociale.
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Detto questo, iniziamo!
Quando ero una ministra dicevo a tuttə: “Ricordate! Io non sono il capo della chiesa e questa non è la mia chiesa. Voi mi avete semplicemente assunta, è la vostra chiesa”.
L’ospite di questo mese è Helené De Klerk, che è stata ministra della Chiesa Riformata Olandese (NGK) a Città del Capo per 11 anni e ora si è presa un periodo sabbatico per approfondire i suoi studi psicologici.
La seconda tappa di questa ricerca attorno al mondo è proprio il Sudafrica. E si parte di nuovo da un’esperienza concreta. Ho conosciuto Helené De Klerk nel 2019 lungo il Cammino di Santiago e quando ho iniziato a scrivere Senza mulini ho subito pensato alla sua esperienza a Città del Capo.
Helené De Klerk: la Chiesa siete voi
De Klerk è cresciuta all’interno della Chiesa Riformata Olandese (in inglese Dutch Reformed Church e in afrikaans Nederduitse Gereformeerde Kerk, abbreviato in NGK). Si tratta della denominazione più diffusa e istituzionalizzata in Sudafrica. Appartiene al ramo protestante ed è strutturata in dieci sinodi. Nove si trovano in Sudafrica e il decimo nella confinante Namibia. Ogni sinodo è quasi un mondo a sé, con piena autonomia nella gestione delle proprie dinamiche interne. Il Reformed Family Forum riporta che nella NGK ci sono 1110 comunità locali, 1382 ministrə e 800 000 fedeli.
In una di queste comunità (pastorie in afrikaans) De Klerk ha fatto esperienza del cristianesimo. Suo padre - ho conosciuto pure lui lungo il Cammino di Santiago! - è un ministro e anche lei lo è diventata. Dopo la scuola superiore si è iscritta al seminario e nel 2013 è stata ordinata nella sua stessa comunità.
Se hai letto l’edizione speciale di Senza mulini sullo sciopero delle donne cattoliche, non ti stupirà scoprire che anche nella Chiesa Riformata Olandese le parrocchie si reggono sulle spalle delle donne. De Klerk ci racconta che questo vale soprattutto per le comunità formate da persone nere e per quelle in cui non c’è un o una ministrə. Il laicato è una componente essenziale della NGK.
Ci riuniamo in assemblea ogni domenica, ma la vera Chiesa accade ogni giorno
Le persone sono attive non solo nella partecipazione alla vita comunitaria, ma anche nella guida delle parrocchie, nella loro gestione. I ruoli decisionali sono distribuiti. La chiesa è di chi la vive, non di chi la amministra o ne amministra il culto, che ha invece la consapevolezza di essere lì perché assuntə dalle persone fedeli, chiamatə a svolgere un compito dalla comunità stessa, dal basso. Senza investiture dall’alto di una piramide che non sussiste.

Nel suo racconto Helené De Klerk insiste molto sulle persone che abitano gli spazi della comunità in un modo che forse desta stupore a uno sguardo cattolico e italiano. Non perché nelle parrocchie d’Italia non ci siano persone laiche all’opera (anzi!) ma perché questa importante fetta di comunità ecclesiale solitamente non ricopre grandi ruoli decisionali e soprattutto rischia sempre di essere subordinata a una figura istituzionale: il prete.
Nella sua esperienza di ministra c’è inoltre una grande attenzione alla giustizia sociale. Le chiese hanno il dovere morale di prendersi cura soprattutto delle persone più vulnerabili. Ѐ una responsabilità da cui non ci si può tirare indietro.

Se la Chiesa non è impegnata a far qualcosa in merito, non ha senso essere una Chiesa
Proprio per questo De Klerk parla di lotta verso un sistema (anche statale) corrotto che non sostiene chi è in una posizione di fragilità maggiore, chi è al margine. Come risposta evangelica, le chiese devono prendersi cura di chi ha meno privilegi e intervenire, anche se questo si scontra con fondi limitati e quindi maggiore fatica.

In un contesto sfaccettato e ricco di denominazioni cristiane come il Sudafrica, il dialogo ecumenico assume un ruolo centrale nel promuovere la comprensione reciproca, la collaborazione e l’unità tra le diverse comunità di fede. Con una storia segnata sia da divisioni teologiche che da fratture sociali e politiche, le chiese sudafricane hanno spesso svolto un ruolo chiave nei processi di riconciliazione e giustizia.
L’ecumenismo, dunque, non è solo una questione di cooperazione tra confessioni, ma anche uno strumento essenziale per affrontare sfide comuni, come la povertà, la disuguaglianza e la costruzione di una società più inclusiva. In questo contesto, il dialogo tra le chiese diventa un’opportunità per rafforzare il senso di comunità e per testimoniare, al di là delle differenze dottrinali, un impegno condiviso per il bene comune.

To be continued
Per oggi ci fermiamo qui. Nel prossimo numero:
da dove deriva la frammentazione sudafricana in tante chiese diverse;
le origini della Chiesa Riformata Olandese (NGK);
il ruolo delle chiese durante e dopo l’Apartheid.
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Grazie per aver letto fino a qui. Ci ritroviamo tra due settimane!
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