Innanzitutto grazie a tutte le persone che si sono iscritte a Senza mulini nelle scorse settimane. E un ringraziamento particolare a chi, sulla spinta del numero zero, ha scelto un abbonamento a pagamento. Soprattutto considerando che questa è newsletter gratuita, sostenuta dalle sue lettrici e lettori. In occasione del lancio ho anche attivato una promozione speciale.
Katya Parente mi ha intervistata per La Tenda di Gionata a proposito di Senza mulini. Do qualche anticipazione sui prossimi numeri.
Detto questo, iniziamo!
Ho detto al mio piccolo gruppo, qui dove vivo, che ho ricevuto questo invito. Loro mi hanno risposto: “Vogliamo che tu vada e che tu sia la nostra prete”
L’ospite di questo mese è Bridget Mary Meehan. Nata in Irlanda, vive in Florida, è prete dal 2006, vescova dal 2009 e fa parte dell’associazione Roman Catholic Women Priests (RCWP).
Una nota linguistica: prete è un sostantivo ambigenere come custode, preside, etc. Quindi resta invariato a prescindere del genere, che viene espresso tramite l’articolo: la prete/il prete. Lo specifica anche la Crusca.
La prima tappa di Senza mulini sono quindi gli USA, per guardare da lì un movimento in crescita che si dirama in tutto il mondo: quello delle donne cattoliche che diventano preti.
In che senso? È davvero possibile? Ma non è prevista la scomunica? E chi dà loro l’autorità per essere presbitere?
Andiamo con ordine. Torniamo alla storia di Bridget Mary Meehan, che risponde alle mie domande da Sarasota, in Florida.
Bridget Mary Meehan: una vita diretta al sacerdozio
Come racconta nell’intervista, Bridget Mary Meehan, dopo un’esperienza come religiosa tra le Sisters of Immaculate Heart of Mary, decide di dedicarsi maggiormente alla vita parrocchiale ed entra a far parte delle Sisters for Christian Community (SFCC), una comunità ecumenica di suore fondata nel 1970 in risposta diretta al Concilio Vaticano II.
Segnatevi questo collegamento con il Vaticano II. Tornerà nel prossimo numero!

Meehan diventa quindi - usando le sue parole - una “freelance nun” (sì, una suora freelance), senza altre regole se non il Vangelo. Dopo il master in Religious Education, arriva finalmente in una piccola parrocchia cattolica dove resta per 15 anni. Lì lavora a stretto contatto con un cappellano militare, che le chiede di occuparsi del communion service, specificando di non dare l’impressione di celebrare una messa. Perché?
La messa, secondo il Magistero cattolico, deve essere presieduta da un presbitero e prevede la consacrazione eucaristica del pane e del vino. Meehan, in quanto donna e suora, non può quindi dare l’impressione di fare il prete.
Il communion service invece è una funzione senza consacrazione, dove si leggono e ascoltano le letture e si distribuisce l’eucaristia consacrata in una precedente messa. Secondo il Magistero, può essere guidata da chi non è prete come Meehan.
Accade però che le persone che frequentano le sue funzioni sono sempre più entusiaste, tanto che per loro quei momenti sono assimilabili a una messa. Non importa che non ci sia un prete né che le particole non vengano consacrate al momento. Ciò che interessa chi sta ad ascoltare Meehan durante la funzione è l’apporto spirituale che lei dà e che la rende una guida per la comunità.
Queste persone erano pronte per una donna prete e io ero chiamata ad esserlo
Il cappellano la incoraggia allora a conseguire un dottorato. Meehan si iscrive al seminario episcopale di Alexandria, Virginia, e diventa la prima donna cattolica in quella facoltà a ottenere il PhD in Ministry, il titolo che serve in alcune comunità protestanti per diventare poi ministrə ordinatə.
A questo punto arriva un’altra chiamata, quella dell’Association of Roman Catholic Women Priest. Nel 2005 Meehan è invitata ad assistere all’ordinazione di altre preti lungo il fiume San Lorenzo, nel 2006 a ricevere lei stessa l’ordinazione a Pittsburgh, Pennsylvania, in quello che è stato il primo caso statunitense. Saputa la notizia, la sua comunità - cattolica, ricordiamocelo! - non solo la invita ad andare e le chiede di essere poi la loro presbitera, ma le copre anche le spese del viaggio.

Tornata in Florida, celebra la sua prima messa a casa sua, attorno al tavolo del salotto. In questo servizio si vedono alcuni istanti della celebrazione. La sua comunità, entusiasta per quelle messe, le propone di invitare anche chi ancora non conosce Meehan come prete. Decidono quindi di inserire un annuncio nel giornale locale e si scontrano con il vescovo, che ritiene Meehan una ministra fasulla e le sue messe delle finzioni.
Si genera un caso mediatico e il numero di persone che scelgono di partecipare alle messe celebrate da Meehan aumenta tanto che in salotto non ci si sta più. La presbitera è costretta ad affittare una chiesa vicina, la St. Andrew United Church of Christ di Sarasota.
Da questo momento è riconosciuta come guida della Mary Mother of Jesus Inclusive Catholic Community a Sarasota, Florida, dedicata specificatamente a Maria vista come prima predicatrice del Vangelo. Il suo percorso ministeriale prosegue e a Santa Barbara, in California, nel 2009 diventa vescova.
Racconta con entusiasmo il suo percorso di vita: finalmente ha visto riconoscersi la possibilità di essere ministra per i margini, per le persone che si sentono e sono escluse, messe alla porta, ma non per questo sono prive di fede e di desiderio di vivere la spiritualità in una comunità. Questo ha mosso i suoi passi durante i rosari di famiglia in Irlanda, nella scuola cattolica, nelle diverse congregazioni di suore di cui ha fatto esperienza, a fianco del cappellano miliare e su quella nave nel 2006 mentre veniva ordinata.
Se vuoi approfondire le questioni di genere nella Chiesa, ti segnalo che sono stata ospite della newsletter
di . Ho scritto di quante sono e cosa fanno le donne nella Chiesa, del gender gap, del lavoro non salariato e della reazione: lo sciopero globale organizzato per l'imminente Quaresima da . Si legge qui:
Ma quindi le donne possono essere preti?
Sono partita dalla storia e dall’esperienza di Bridget Mary Meehan perché la realtà supera sempre l'immaginazione, figuriamoci la regola. Per quanto anche le ultime dichiarazioni sinodali sostengono che la Chiesa non sia pronta, l’esperienza di RCWP mostra che sempre più fedeli desiderano una prete nella propria comunità e sempre più donne manifestano la propria vocazione.
Certo, la questione è ben più complessa di quanto possa sembrare. Bisogna considerare almeno due elementi: i vincoli imposti dal vaticano e la libertà di coscienza. Come si combinano? Dovete aspettare due settimane per scoprirlo!
To be continued
Per oggi ci fermiamo qui. Nel prossimo numero:
cosa dicono i documenti vaticani sull’ordinazione femminile;
perché RCWP ordina le donne e con che autorità;
la prima ordinazione femminile in Italia.
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Grazie per aver letto fino a qui. Ci ritroviamo tra due settimane!
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La difficoltà più complessa per me è mettere mano a un istituzione secolare come quella dei Seminari diocesani istituiti dal Concilio di Trento nel 1563. Finora sono ambienti maschili e raramente le donne entrano se non in rari casi come insegnanti o cuoche o segretarie. Che Seminario sarebbe se le donne fossero preti? Probabilmente servirebbe un nuovo Concilio, magari non a Trento ma in America