Dopo un’edizione speciale in cui ti ho portatə fuori dal planisfero, nel meraviglioso regno di Oz, oggi ritorniamo nel nostro mondo. Atterriamo in Canada, per parlare di rapporto tra Québec e Francia, famiglie numerose e Rivoluzione tranquilla.
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Per Facta ho scritto un articolo sulle strategie della disinformazione antiabortista: foto manipolate e dati falsati per colpire alla pancia. Si legge qui.
Detto questo, iniziamo!
E quello è stato il primo scoglio che ci ha fatto capire che probabilmente noi eravamo cambiati vivendo a Montréal e certe cose della Chiesa cattolica non potevamo più tollerarle
L’ospite di questo mese è Roberta La Piana, ricercatrice scientifica nel campo delle malattie genetiche rare e italiana all’estero da anni.
Da Montréal, nella provincia del Québec, La Piana ci porta a scoprire le chiese canadesi e le loro trasformazioni nel corso del tempo. Un’evoluzione degli eventi che ha trasformato la zona più cattolica del Canada nell’area più femminista del Paese.
Un’accoglienza a tempo determinato
Spostarsi dall’Italia al Canada - e restarci per così tanto tempo (dal 2010) - fa mettere le cose in prospettiva. Anche la Chiesa. È allora utile seguire questo mutamento insieme a Roberta La Piana, per capire ciò che è stato messo in discussione e come.
Nell’intervista racconta che, nata alla fine degli anni ‘70, è cresciuta in una famiglia mediamente cattolica, una di quelle che va a messa saltuariamente e dà un’educazione religiosa alle figlie e ai figli. Un contesto abbastanza classico in Italia almeno fino agli ultimi anni.
Nel suo percorso di fede una tappa fondamentale è stato lo scoutismo, dentro il quale è rimasta per molto tempo. L’altro passaggio che ha lasciato il segno è stato proprio il trasferimento in Canada. Inizialmente lei e il marito hanno trovato nella Fraternités monastiques de Jérusalem - una comunità monastica di origini francesi - uno spazio di fioritura spirituale e personale “che ci permettesse da immigrati di trovare una collocazione per vivere la nostra crescita”.
Eppure, proprio nel luogo dell’accoglienza, nascono i primi dubbi e conflitti. Erano gli anni 2012-2013 e in Francia si stavano svolgendo le manifestazioni organizzate da La Manif pour tous - organizzazione fortemente sostenuta dagli ambienti cattolici conservatori - contro il matrimonio egualitario e l’adozione da parte di coppie dello stesso genere. Il Québec è ancora strettamente legato alla Francia, di conseguenza la situazione era tesa anche in territorio canadese. E la comunità monastica che frequentava La Piana ebbe una reazione di sostegno alle persone manifestanti, in contrasto quindi con l’estensione dei diritti.
Questo generò una frattura. Com’era possibile accettare la repressione dei diritti? La Piana e suo marito manifestarono i loro dubbi e vennero gradualmente ostracizzati dalla comunità che prima aveva dimostrato tanta accoglienza. Si resero conto che qualcosa era cambiato. Dopo l’arrivo a Montréal, alcuni aspetti della Chiesa cattolica non erano più accettabili.
L’educazione cristiana può portare ad avere a cuore la giustizia sociale e questa consapevolezza diventa un’arma a doppio taglio, perché genera una frattura quando ci si rende conto che alcune posizioni sostenute dal Vaticano e da parte delle persone credenti non sono aderenti a quella stessa idea di giustizia sociale.

Il cuore cattolico del Canada
Secondo ARDA, la popolazione cristiana in Canada è pari al 63.46% del totale. Il 37.36% delle persone è cattolico, mentre il secondo gruppo maggioritario è quello di chi non aderisce a una religione (25.49%) e non un altro credo come in molti Paesi. Inoltre, l’indice di discriminazione sociale verso le minoranze religiose è piuttosto alto (3/3).
Il Québec, però, rappresenta un caso particolare all’interno del Canada. È infatti l’unica provincia a maggioranza francofona e storicamente cattolica.

Questa specificità affonda le radici nella colonizzazione francese del XVII secolo, quando la regione faceva parte della cosiddetta Nouvelle-France, costruita sui territori di popolazioni native come quella Mi'kmaq. Dopo la conquista britannica, la corona inglese prese i possedimenti della Nuova Francia nel 1763, ma permise alla popolazione cattolica québécoise di mantenere la propria fede tramite il Québec Act del 1774, che garantiva libertà di professare il cattolicesimo in un contesto imperiale altrimenti protestante.
Di conseguenza, nei secoli successivi, la Chiesa cattolica ha mantenuto un’influenza fortissima sulla vita sociale e politica della provincia, da un punto di vista non solo spirituale ma soprattutto temporale. Le istituzioni religiose hanno controllato scuole e ospedali fino agli anni ’60 del ‘900. Questo processo ha lasciato una traccia profonda nell’identità del Québec, che ancora oggi si distingue per una memoria cattolica forte anche in una società molto più laica e pluralista.

La Rivoluzione tranquilla
Il 1960 è stato l’anno della svolta. Un cambiamento che, a differenza di altre zone del mondo in cui ci si muove facendo rumore, in Québec è avvenuto con tranquillità. In quegli anni si faceva sempre più forte la critica verso l’immobilismo politico della classe dirigente québécoise e si diffondeva una richiesta di rinnovamento sociale e culturale.
Tra gli obiettivi polemici: il potere della Chiesa cattolica, alleata del partito conservatore. Anche dentro la Chiesa, però, c’erano delle voci critiche, come quella del frate Jean-Paul Desbiens, che scrisse una lettera di denuncia contro il controllo quasi assoluto esercitato dalle gerarchie ecclesiali sul sistema scolastico della provincia.
Questi fermenti portarono, nel 1960, all’inizio della cosiddetta Révolution tranquille (Rivoluzione tranquilla), espressione coniata dal quotidiano The Globe and Mail. A sancirne simbolicamente l’inizio furono le elezioni provinciali vinte, seppur con poco vantaggio, dal Partito Liberale di Jean Lesage. Le persone canadesi - in modo pacato - hanno detto: “Basta!”. Si sono distaccate dal potere ecclesiale e hanno scardinato una presa che la Chiesa aveva sul Québec da secoli.
E non è stata solo una questione teorica o etica, ma pratica e legata all’organizzazione pubblica. Le prime riforme, infatti, riguardarono il campo dell’istruzione - in cui si ridusse drasticamente l’ingerenza ecclesiastica - e la sanità. Due pilastri della società che passarono dal controllo cattolico al settore pubblico.
L’obiettivo era inoltre promuovere lo sviluppo del Québec, rimodernando la provincia e ridefinendone l’identità. Non più un’area immobile, ma culturalmente e politicamente autonoma rispetto alla parte anglofona del Canada.
Prima della Rivoluzione tranquilla, inoltre, c’era una richiesta di aumento demografico molto forte per contrastare le province anglofone. Era noto che i preti andassero nelle case delle famiglie québécoise per convincerle a fare più figli/e con una grossa pressione sulle donne.

La Piana racconta:
Io che lavoro in genetica e vedo famiglie non ho mai visto robe simili: gli alberi genealogici di prima degli anni ‘60 avevano 21 figli. Per me ormai è normale vedere gente della mia età (40-50 anni) che ha dodici fratelli.
La Rivoluzione tranquilla ha avuto un effetto enorme sul modo in cui le donne si sono viste. Hanno smesso di rispondere a questa rigida pressione sociale e religiosa e il tasso di fertilità è sceso drasticamente.

Si capisce quindi perché oggi c’è un rifiuto forte della Chiesa cattolica. Tanto che i principali intercalari ed esclamazioni volgari (aka le parolacce, les sacres) sono termini legati al cristianesimo: câlisse (calice), tabarnak (tabernacolo), ciboère (ciborio) e tanti altri. Un tempo il Québec era la roccaforte del cattolicesimo, mentre oggi è la provincia più femminista del Canada.

Certo, ci sono delle correnti che vanno in altre direzioni. Le comunità cattoliche che sono sopravvissute con fatica e continuano a essere attive hanno tratti molto conservatori e tradizionalisti. Sia nella dottrina che nella liturgia, proponendo ad esempio celebrazioni in latino. Di questo, però, parleremo la prossima volta!
To be continued
Per oggi ci fermiamo qui. Nel prossimo numero leggerai del rapporto tra chiese canadesi e dottrina della scoperta;
di cosa si può ottenere con uno sguardo femminista ed ecumenico.
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Grazie per aver letto fino a qui. Ci ritroviamo tra due settimane!
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