Dopo America e Africa, ci spostiamo in Europa. Questo numero ha un tono un po’ diverso perché intervisto a un’altra giornalista, anche lei italiana ma che lavora sul campo. Senza mulini fa anche questo: unire esperienze di vita e di studio per ampliare le prospettive.
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mi ha intervistata per Alley Oop (Il Sole 24 Ore) a proposito dello sciopero delle donne cattoliche, a cui ho dedicato un’edizione speciale di Senza mulini. Insieme a me: Kate McElwee, direttrice esecutiva della Women’s Ordination Conference, e Patrizia Morgante, presidente di Donne per la Chiesa. L’articolo si legge qui.Niente da curare, l'inchiesta scritta da me e illustrata da Nicolò Pellizzon per La Revue sulle terapie di conversione, è in lettura libera e online fino al 13 aprile.
Detto questo, iniziamo!
C’è una riflessione molto ampia, strutturata e accessibile per le persone giovani attraverso lo strumento della musica. E anche un po’ del trash
L’ospite di questo mese è , giornalista freelance che si occupa di Europa del Sud, in particolare Spagna e Portogallo da un punto di vista politico, ambientale e sociale. È autrice della newsletter
e scrive soprattutto di migrazioni e diritti.La terza tappa è proprio la penisola iberica. Cavaglià risponde alle mie domande direttamente da Barcellona e con una prospettiva sul campo ci racconta dell’impatto che la Chiesa cattolica ha su Spagna e Portogallo.
Processioni e rituali
Nell’intervista ci siamo concentrate sul cattolicesimo perché la sua prevalenza nella zona è innegabile e ha lunghe radici storiche. Le statistiche mostrano infatti che l’83.78% della popolazione è cattolico in Spagna e l’85.32% in Portogallo. Per capirci: in Italia il 74.59%.
Naturalmente nessuno dei due Paesi è uniforme. Come spiega Cavaglià, in Spagna ci sono comunità autonome (cioè regioni) più laiche di altre. In Catalogna, in cui si trova Barcellona e dalle forti spinte indipendentiste, la percentuale di matrimoni secondo il rito cattolico è scesa al 10,6% e già questo è un dato significativo.
D’altro canto in Andalusia, la regione meridionale, sono celebri e molto frequentate le grandi processioni in occasione della semana santa, cioè la settimana che precede la Pasqua. Le confraternite (hermandades o cofradías) portano in processione delle statue e sono accompagnate da penitenti (chiamati nazarenos) che indossano lunghi cappucci a punta. Questo abito tradizionale, il capirote, ha origini medievali ed è nato come simbolo di umiltà e anonimato davanti a Dio. La forma conica del copricapo, infatti, simboleggia l’elevazione dell’anima verso il cielo.

Non è raro durante queste processioni sentire dei complimenti rivolti direttamente alle statue. Un “Guapa!” (bella) urlato alla Madonna, ad esempio. Il divino in questo senso è sentito come più vicino, tanto che è tipicamente spagnolo instaurare un rapporto di confidenzialità con il sacro. Un’abitudine che a una prospettiva italiana può risultare insolita, visto il nostro atteggiamento ossequioso verso ciò che è religioso.
Similmente in Portogallo le processioni sono frequenti e attirano fedeli. Anche quelle nelle grandi città, luoghi tendenzialmente più laici dei paesi di provincia. Questo significa che siamo davanti a una pratica ben radicata. Un esempio è la processione de Senhor dos Passos, che avviene a Braga - la terza città più grande del Portogallo - sempre nella settimana che precede la Pasqua. Vengono trasportate grandi statue della Passione e, per ripercorrere il cammino di Gesù verso il Calvario per la crocifissione, il tragitto si sviluppa lungo una serie di scalinate.
Un altro appuntamento altrettanto festoso ma più periferico è la processione in onore di Nossa Senhora da Praia (Nostra Signora della Spiaggia) che si svolge a fine agosto. Il percorso attraversa la località di Praia das Maçãs - a una 40ina di km da Lisbona - fino ad arrivare sulla spiaggia. Qui la statua della Madonna viene portata in acqua per bagnarle i piedi. La cerimonia si conclude con il passaggio di un aereo che lancia petali di fiori.

Dove sono le persone giovani?
Queste forme devozionali hanno una lunga tradizione e possono sembrarci non solo antiche, ma anche vecchie. Senza alcuna attrattiva per la componente più giovane della popolazione. Naturalmente la religiosità iberica non si esaurisce nelle processioni e vede inoltre una componente giovanile significativa. Soprattutto in Portogallo.
Il 56% delle persone giovani portoghesi è infatti religioso. L’88% di coloro che si dichiarano religiosə è cattolico e un terzo dell’intero campione afferma non solo di essere credente, ma anche praticante: di pregare regolarmente, partecipare alle celebrazioni o far parte di gruppi all’interno della propria comunità religiosa.
Non sono dati da poco se li mettiamo a confronto con la situazione italiana. Paola Bignardi e Rita Bichi nello studio Cerco, dunque credo? del 2024 hanno rilevato infatti che nel nostro Paese le giovani persone italiane (18-30 anni) che si considerano cattoliche sono scese al 32%. Un dato molto simile a quello spagnolo, dove il 36,4% delle persone giovani (18-34 anni) si considera cattolico.
In Spagna il dialogo con la fascia più giovane della Chiesa passa anche da una rivisitazione pop della religione. Ѐ quello che fanno Javier Calvo e Javier Ambrossi, aka “los Javis”, registi de La llamada. Il film racconta di due 17enni, María e Susana, che si incontrano in un campo estivo cristiano e Dio parla loro tramite la musica pop.
Trasformare il messaggio così da comunicare con un pubblico giovane è l’obiettivo anche della girl band Flos Mariae, un gruppo pop cristiano nato da un voto fatto alla Madonna. Le sette sorelle che lo componevano, infatti, hanno promesso di cantare in cambio della guarigione dal cancro di María Durán, la loro madre. Il loro brano più celebre è Amén, pubblicato nel 2014 e caratterizzato da un’estetica trash.
Come una fetta di pecorino stretta in un panino / ti senti senza sosta dubbioso e scosso / e gridi: non posso! […] Se vedi che è impossibile realizzarlo, prega Dio
Cavaglià ne ha parlato in questo numero di Ibérica.
In Portogallo, invece, si osserva una crescente tendenza verso la spiritualità, piuttosto che verso una religione organizzata. Se si parla di fede e giovani, però, non si può non citare la Giornata Mondiale della Gioventù che si è tenuta a Lisbona nel 2023. Durante questo evento internazionale, che ha portato un milione e mezzo di persone nella capitale portoghese per ascoltare il messaggio del papa, ci sono state delle aggressioni nei confronti delle persone LGBTQ+ credenti. Un fatto che - sottolinea Cavaglià - ha segnato particolarmente la giovane comunità cattolica locale, considerando anche la storica apertura del Paese verso la queerness.
Io sono stata a Lisbona in quei giorni. Ero in contatto con alcuni gruppi LGBTQ+ che hanno partecipato alla GMG in modo ufficiale (con le bandiere e dichiarando la propria identità). Non è stato facile. Si parla dell'interruzione di una messa LGBTQ+ da parte di gruppi conservatori che sono intervenuti candando in latino, bandiere rubate, aggressioni verbali e persone queer costrette ad allontanarsi dalla veglia perché in pericolo. Mentre ero a Lisbona, ho contribuito proprio alla newsletter Ibérica.
Tra l’altro, a proposito di musica, giovani e trash, proprio alla GMG è diventato celebre Guilherme Peixoto, prete della diocesi di Braga che, pochi istanti dopo l’alba, ha remixato la techno con degli estratti dei discorsi di papa Giovanni Paolo II e papa Francesco. Enjoy!
To be continued
Per oggi ci fermiamo qui. Nel prossimo numero leggerai:
quali sono i temi caldi delle chiese iberiche di oggi;
che impronta ha lasciato la storia cattolica di Spagna e Portogallo.
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Grazie per aver letto fino a qui. Ci ritroviamo tra due settimane!
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