Ci siamo lasciatə con una prospettiva più giornalistica rispetto alle precedenti interviste: quella di
, giornalista freelance che si occupa di Europa del Sud, in particolare Spagna e Portogallo, e autrice di . Ti sarai accortə che in questa newsletter si parla molto di storia. Osservare l’evoluzione storica di un Paese o di un fenomeno ci aiuta a comprenderne meglio gli effetti sul presente. Quindi anche oggi ti porto indietro nel tempo.Senza mulini è una newsletter gratuita che si sostiene tramite gli abbonamenti. Se vuoi darmi un po’ di supporto,
Off topic, ma se si parla di cristianesimo come si fa a non citare la morte del pontefice? Melissa Aglietti di VD mi ha intervistata a proposito del papato di Francesco.
Detto questo, iniziamo!
I temi caldi
Prima di guardarci all’indietro, partiamo dal presente, dalle questioni calde e scottanti nelle chiese iberiche di oggi. Roberta Cavaglià, direttamente da Barcellona, ci ha spiegato delle dinamiche interessanti. A maggior ragione se viste da una prospettiva italiana.
Se ti sei persə l'intervista a Cavaglià, la trovi qui.
Anche alla luce di ciò che vi raccontavo in merito alla Giornata Mondiale della Gioventù 2023 di Lisbona, ci si può chiedere quali siano i temi caldi per le chiese di Spagna e Portogallo. Quella portoghese è stata la prima GMG con una presenza ufficiale della comunità cristiana queer, ma non per tutte le persone visibili è stata un’esperienza semplice: una messa LGBTQ+ è stata interrotta da gruppi conservatori che cantavano in latino, alcune bandiere arcobaleno sono state trafugate, ci sono state aggressioni verbali e diverse persone LGBTQ+ sono state costrette ad allontanarsi dalla veglia finale perché in pericolo.
Nonostante ciò, molti dei temi che nella Chiesa italiana continuano a suscitare resistenza – come il ruolo delle donne o, appunto, il rapporto con la queerness – sembrano avere qui un peso diverso. Non sono questioni cruciali perché è già avvenuta una maturazione sociale e culturale che ha ridotto le discriminazioni in tale direzione. Al centro dell’attenzione pubblica e del dibattito ecclesiale nella penisola iberica, quindi, c’è soprattutto la questione degli abusi.
In Spagna nel 2021 è stata avviata un’inchiesta sugli abusi su minori dopo che El País ha rivelato l’invio a papa Francesco di un dossier in cui si segnalano svariati casi nelle comunità religiose spagnole. Una volta emerso questo dossier, il pontefice si è confrontato con la Conferenza episcopale locale. Gli ordini religiosi e la Chiesa spagnola hanno aperto un’indagine per comprendere l’estensione e le costanti del fenomeno. Si parla di 440.000 persone, pari all’1,13% della popolazione adulta, che hanno dichiarato di aver subito abusi sessuali in ambito ecclesiastico negli ultimi 50 anni. A ottobre 2024 nella cattedrale di Madrid c’è stato il primo atto pubblico di riparazione per le vittime di abusi.

Anche in Portogallo è in corso un processo simile. E il dibattito si concentra in particolare sulle forme di riparazione: si discute di sostegno psicologico ed economico alle vittime e del riconoscimento pubblico delle responsabilità. Un rapporto pubblicato nel 2023 ha raccolto e convalidato 512 testimonianze di abusi sessuali su minori avvenuti tra il 1950 e il 2022. Questi dati suggeriscono che il numero totale delle vittime sia significativamente più alto, stimato in almeno 4.815 persone.
Anche in Italia - dopo tante sollecitazioni - c’è stata un’indagine sugli abusi nella Chiesa, che però è stata molto più incompleta di quelle estere e, di conseguenza, ha segnato in modo diverso la percezione dell’opinione pubblica. Nel nostro Paese gli abusi non sono sentiti dalla maggior parte delle persone fedeli come questioni impellenti e urgenti, da affrontare con decisione e subito.
Una storia molto cattolica
Nello scorso numero di Senza mulini ti dicevo quanto è diffuso il cattolicesimo nella penisola iberica e che questa incidenza è connessa con le radici cattoliche di Portogallo e Spagna. In particolare con il ruolo che la religione ha avuto nella costruzione dell’identità nazionale e nella politica dei due Paesi.
In Spagna, la narrazione cattolica ha trovato un potente pilastro simbolico nella Reconquista, il lungo processo – durato otto secoli (VIII-XV sec.) – attraverso cui i regni cristiani ripresero il controllo dei territori iberici sotto il dominio arabo-musulmano. Questa vicenda storica è stata spesso strumentalizzata per alimentare un mito identitario basato sull’idea di una Spagna unificata e cristiana, minimizzando o cancellando l’enorme influenza araba sulla lingua, sull’architettura e sulla cultura del Paese.

A rafforzare questa lettura contribuirono anche i cosiddetti re cattolici, Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, celebrati come unificatori della Spagna e promotori della purezza religiosa. Furono proprio loro, alla fine del Quattrocento, a istituire l’Inquisizione spagnola: un sistema repressivo e violento, ma anche ingigantito nella narrazione storica, con un’attenzione particolare alle persone ebree o musulmane convertite al cristianesimo, il cui reale intento spirituale veniva sistematicamente messo in discussione.
Secoli dopo, l’alleanza tra cattolicesimo e potere politico si è consolidata nuovamente durante la dittatura franchista (1939-1975). In questo periodo la religione cattolica fu ufficialmente l’unica ammessa e assunse un ruolo centrale nell’educazione e nella vita pubblica. Inoltre la presenza dell’Opus Dei nel regime fu particolarmente significativa anche tra i suoi ministri (Alberto Ullastres e Mariano Navarro Rubio, rispettivamente ministro del Commercio e ministro delle Finanze), arrivando a influenzare le scelte economiche e culturali del regime.
Uno degli ultimi numeri di
approfondisce proprio il rapporto tra franchismo e cattolicesimo, raccontando delle migliaia di neonati rubati ai loro genitori e venduti ad altre famiglie tra gli anni ‘30 e ‘90 in Spagna, con la complicità del regime di Franco e della Chiesa.In Portogallo, la situazione fu simile ma meno formalizzata. La Costituzione del 1933, emanata sotto il regime autoritario di António de Oliveira Salazar, riconosceva ufficialmente la libertà religiosa, ma nella pratica il cattolicesimo era fortemente privilegiato e la religione veniva usata come strumento ideologico e di controllo sociale. Si dice infatti in modo un po’ scherzoso che la dittatura salazarista si reggeva sulle “tre F”: Fado, futebol e Fátima. Il santuario mariano divenne, infatti, un importante simbolo religioso e politico.
Nel 1974, con la Rivoluzione dei Garofani, cade il regime e - tra le altre cose - la libertà religiosa divenne finalmente un principio attuato, non solo dichiarato. È il 25 aprile la data del colpo di Stato incruento che 51 anni fa pose fine a 48 anni di dittatura in Portogallo, aprendo la strada alla democrazia nel Paese. Infatti oggi in Portogallo è festa nazionale, il Dia da Liberdade (Giorno della Libertà).

In Spagna bisogna aspettare la fine del franchismo, nel 1975, per vedere riconosciuta pienamente la libertà religiosa. Da allora, il rapporto tra Chiesa e Stato ha subito forti trasformazioni. Negli ultimi anni, soprattutto, si è assistito a una crescente secolarizzazione, ma anche a un ripensamento critico del ruolo che la religione ha giocato nella storia del Paese.
Non sono mancati, negli ultimi decenni, momenti di dibattito culturale e sociale intorno al cristianesimo. In Portogallo, il premio Nobel per la letteratura José Saramago ha sollevato forti polemiche con i suoi romanzi Il Vangelo secondo Gesù Cristo (1991) e Caino (2009), in cui ritrae l’immagine di un Dio duro, a tratti spietato. Le sue opere hanno scatenato un vivace confronto sull’identità religiosa e sul diritto alla critica teologica in un contesto profondamente cattolico.
Anche nella politica più recente si ritrovano legami tra religione e nazionalismo: ad esempio André Ventura, leader del partito di estrema destra portoghese Chega, è un ex seminarista e non nasconde i riferimenti alla tradizione cattolica nella sua retorica pubblica.
To be continued
Per oggi ci fermiamo qui. Nel prossimo numero ci spostiamo in Indonesia, per parlare
di come sono distribuite le comunità cristiane nell’arcipelago;
di quali sono le maggiori difficoltà che le chiese affrontano non essendo la religione maggioritaria del Paese;
del fatto che i documenti d’identità riportano la confessione religiosa.
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Grazie per aver letto fino a qui. Ci ritroviamo tra due settimane!
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